Cirino: «Per innovare nella BPCO servono visione e coraggio»

Cirino: «Per innovare nella BPCO servono visione e coraggio»

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Perché ne stiamo parlando
Giuseppe Cirino, Past President di SIF e membro del comitato di esperti che giudicherà gli esperti del BPCOntest, parla di innovazione per la lotta alla patologia.

Il BPCOntest è un premio rivolto a startup, pmi innovative, università, enti di ricerca e IRCCS che si distinguono per eccellenza e innovazione nella gestione della BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), tra le principali cause di morte a livello mondiale. Il contest è stato patrocinato dall’Associazione Pazienti BPCO, Italian Tech Alliance, InnovUp, Bio4Dreams, FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna e da Associazione Respiriamo Insieme APS e con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron.

A questo link tutte le informazioni sul premio e il form di partecipazione.

Giuseppe Cirino, Past President SIF – Società Italiana di Farmacologia, spiega a INNLIFES quali sono i requisiti che i progetti candidati dovrebbero avere per portare soluzioni che facciano davvero la differenza.

Prof. Cirino, all’interno del BPCOntest, una delle categorie riguarda la ricerca clinica e tra i criteri si valuterà anche la presenza di biomarcatori. Quale ruolo questi ultimi potranno avere sulla diagnosi e sul trattamento della patologia e che cosa vi aspettate dalle possibili soluzioni proposte?

«La presenza di biomarcatori rappresenta un elemento chiave nella valutazione dei progetti presentati al contest. È interessante che nella domanda si parli di biomarcatori al plurale, perché un unico biomarcatore difficilmente può essere predittivo per una patologia complessa come la BPCO. Questa malattia, che presenta diverse somiglianze con l’asma, è variegata e sfaccettata e all’interno del suo spettro clinico si discute spesso della distinzione tra eosinofili e neutrofili.

In un contest come questo, più che un approfondimento su singoli marker, mi aspetto approcci più ampi e visionari, capaci di ridefinire la diagnosi e il trattamento della BPCO. Ad esempio, uno studio recente ha suddiviso gli eosinofili in residenti e infiammatori cercando di fornendo nuove  importanti informazioni sulle  differenze nei ruoli degli eosinofili tra BPCO e asma  suggerendo anche che la differenza risiede anche il compartimento anatomico considerato.

Quindi la mera conta degli eosinofili non è soluzione efficace e che è necessario caratterizzare sottoinsiemi sia nei compartimenti circolanti che respiratori. Questo tipo di ricerche può aprire la strada a soluzioni innovative per identificare meglio i sottotipi di pazienti e migliorare la personalizzazione delle cure».

Considerando le tre categorie del contest – innovatività tecnologica, ricerca clinica e gestione organizzativa in ambito BPCO – come i progetti candidati potranno rispondere ai bisogni del percorso di cura dei pazienti con BPCO?

«Uno degli aspetti più critici per i pazienti affetti da BPCO è la gestione delle esacerbazioni, che impattano fortemente la qualità della vita. In questo senso, le proposte più interessanti saranno quelle che andranno oltre i modelli lineari attuali e offriranno un approccio di “lateral thinking”.

Ad esempio, in ambito tecnologico, un sistema basato sull’intelligenza artificiale potrebbe diventare un vero e proprio “companion” per il paziente, aiutandolo nella gestione quotidiana della patologia. Questo strumento potrebbe monitorare dati clinici, suggerire esercizi di riabilitazione respiratoria e prevedere il rischio di esacerbazioni.

Nell’ambito della ricerca clinica, invece, potrebbe essere determinante un nuovo modello di stratificazione dei pazienti, basato su una combinazione di biomarcatori e dati clinici per ottimizzare le terapie personalizzate. Infine, sul piano della gestione organizzativa, sarebbe utile sviluppare strumenti per migliorare l’aderenza terapeutica e facilitare il dialogo tra pazienti e medici».

Secondo lei, cosa significa davvero fare innovazione in questo settore? Quale messaggio vorrebbe dare a chi desidera partecipare al BPCOntest?

«Fare innovazione significa andare oltre il già noto e cercare di cambiare radicalmente il paradigma con cui affrontiamo la malattia. Non si tratta di un semplice approfondimento incrementale ma di avere il coraggio di esplorare nuove strade, mettendo in discussione i dogmi consolidati. Per fare questo è necessario che la ricerca preclinica e clinica si focalizzi su aspetti meccanicistici che permettano lo sviluppo di un approccio terapeutico mirato. Ad esempio la conoscenza dei meccanismi molecolari ha portato allo sviluppo di farmaci agnostici che sono  efficaci in più tumori.

La visione della BPCO come una patologia dove è necessario definire più biomarcatori potrebbe portare a una migliore stratificazione dei pazienti nei RCT. Penso che in questo campo di ricerca la sfida  principale è rappresentata dalla possibilità di effettuare una caratterizzazione precoce dei diversi tipi di esacerbazioni, che si estendono chiaramente oltre le esacerbazioni batteriche, virali ed eosinofile. Questo porterebbe sicuramente anche allo sviluppo di nuovi trattamenti mirati.

Il mio consiglio a chi partecipa al contest è di proporre idee visionarie e soluzioni “game-changing” che possano realmente impattare la gestione della malattia. La sfida non è solo individuare nuovi biomarcatori, ma integrarli in modelli innovativi che migliorino la diagnosi, il trattamento e la qualità della vita dei pazienti con BPCO».

Keypoints

  • Abbiamo intervistato Giuseppe Cirino, già presidente della Sif e membro del comitato scientifico del BPCOntest.
  • Per il professore servono approcci ampi e innovativi, non focalizzati su singoli marker, per ridefinire diagnosi e terapie.
  • L’IA può supportare i pazienti nella gestione quotidiana della malattia e nella prevenzione delle esacerbazioni.
  • È cruciale stratificare precocemente i pazienti per personalizzare le cure e migliorare gli esiti clinici.
  • Fare innovazione significa rompere i paradigmi esistenti e proporre soluzioni visionarie con impatto reale.

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