La sfida della longevity tra diagnostica e riprogrammazione. Beretta: «Longevità è prevenzione»

La sfida della longevity tra diagnostica e riprogrammazione. Beretta: «Longevità è prevenzione»

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Laura Morelli

Perché ne stiamo parlando
Intervista al Presidente del comitato scientifico del Milan Longevity Summit. Ecco come Biotecnologie, AI e medicina rigenerativa stanno rivoluzionando la longevità e il futuro della salute.

Da un lato l’invecchiamento dei cosiddetti “baby boomer”, quella generazione nata tra il 1946 e il 1964 che rappresenta una fetta importante di popolazione e che ha una capacità di spesa superiore alle altre fasce d’età. Dall’altro l’innovazione nel campo della genomica e delle biotecnologie, che sta spingendo lo sviluppo della ricerca sull’invecchiamento cellulare, delle terapie geniche, della medicina rigenerativa e dei farmaci senolitici, progettati per eliminare in modo selettivo le cellule senescenti. Fatto sta che la longevity economy sta entrando nella sua età dell’oro, tanto che entro il 2030, si prevedono investimenti superiori ai 100 miliardi di euro nel settore della longevity biotech, stando al The Longevity Economy Outlook, rapporto del think tank Oxford Economics e AARP.

L’Italia, con la seconda popolazione più anziana a livello globale – nel 2023 il 24,1% della popolazione italiana aveva più di 65 anni, ovvero 14 milioni 177 mila persone, stando all’Istat –  rappresenta un vero e proprio banco di prova per la silver economy. Solo nel 2021, il mercato italiano dei prodotti e servizi destinati agli over 50 ha raggiunto un valore di almeno 583 miliardi di euro, pari a circa un terzo del PIL nazionale. E non a caso proprio del tema si è parlato a Milano, nel Milan Longevity Summit, seconda edizione dell’evento organizzato da BrainCircle Italia, con il patrocinio del Comune di Milano, di cui INNLIFES è media partner, che si conclude il 29 marzo.

Abbiamo intervistato Alberto Beretta, Presidente e Direttore scientifico di SoLongevity e Presidente del comitato scientifico del Milan Longevity Summit.

Dott. Beretta, intanto come è andato il summit finora?

«Il Summit di quest’anno ha un altissimo profilo scientifico, testimoniato dalla presenza dei due premi Nobel che hanno portato due messaggi molto importanti: da una parte il futuro della medicina rigenerativa con la riprogrammazione cellulare, dall’altra l’intenzione il desiderio di investire molto in tutte le tecnologie che oggi abbiamo già a disposizione per migliorare la qualità della vita delle persone e comprimere la morbidità, quindi ridurre il rischio delle patologie e dell’invecchiamento».

Perché si parla così tanto di longevità oggi?

«La pandemia ha giocato un ruolo chiave nel far emergere l’importanza della salute come priorità assoluta. Gli italiani hanno iniziato a considerare il benessere come un investimento primario, più importante dell’acquisto di beni materiali. Inoltre, la generazione dei baby boomers, con una buona capacità di spesa, si interroga su come prolungare e migliorare la qualità della propria vita dopo il pensionamento. Questi fattori hanno contribuito a un crescente interesse per la longevità».

L’Italia come può posizionarsi in questa sfida?

«L’Italia parte da una posizione di vantaggio grazie alla sua reputazione mondiale legata alla qualità della vita, alla dieta mediterranea ma anche a un forte settore delle biotecnologie. Se è vero che Stati Uniti e Giappone sono attualmente leader nelle tecnologie per la longevità, con investimenti miliardari e hub dedicati, il nostro paese vanta un eccellente sistema universitario e scientifico che permette di sviluppare soluzioni innovative e di inserirsi in questo settore in crescita».

 Quali sono le innovazioni più promettenti?

«Se guardiamo a un futuro non troppo lontano, le tecnologie diagnostiche sono tra le più rivoluzionarie. L’uso di analisi genomiche, proteomiche e metabolomiche permette di profilare con precisione l’invecchiamento biologico di un individuo. Anche i wearable, strumenti come smartwatch e altri dispositivi indossabili stanno cambiando il modo in cui monitoriamo la nostra salute quotidiana, consentendo un controllo costante senza la necessità di visite mediche frequenti. Questi strumenti di diagnostica avanzata ci permettono di identificare e correggere potenziali problemi di salute prima ancora che si manifestino».

Quindi il primo passo è individuare precocemente i fattori che compromettono la salute e la longevità?

«Esattamente. La diagnostica di precisione consente di individuare punti di vulnerabilità e intervenire tempestivamente, monitorando anche l’efficacia dei trattamenti adottati. Longevità è prevenzione. Questo approccio si inserisce bene nel settore del wellness, non solo aziendale ma anche turistico, con strutture che offrono pacchetti di benessere personalizzati. Al momento è un mercato destinato a una fascia alta di consumatori, ma con il tempo credo che le tecnologie diventeranno più accessibili grazie alle economie di scala».

Quale potrebbe essere il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale?

«Per ora ritengo che queste innovazioni rimarranno prevalentemente nel settore privato. I costi diminuiranno nel tempo, rendendole più accessibili, ma difficilmente il Servizio Sanitario Nazionale adotterà queste tecnologie nel breve periodo, perché il suo focus principale è sulla cura piuttosto che sulla prevenzione».

Guardando al futuro, quali altre innovazioni potrebbero trasformare la medicina della longevità?

«La riprogrammazione cellulare epigenetica potrebbe rivoluzionare il settore tra diciamo 15-20 anni. Esperimenti come quelli condotti dal medico giapponese Shin’ya Yamanaka dimostrano che è possibile trasformare cellule adulte in staminali per rigenerare tessuti e combattere malattie oggi incurabili, come la SLA. Se combiniamo queste tecnologie con gli strumenti attuali di prevenzione, la prospettiva di vita in salute potrebbe aumentare significativamente».

Quale ruolo può avere l’intelligenza artificiale in questo contesto?

«L’IA è fondamentale per analizzare l’enorme mole di dati prodotti dalle nuove tecnologie diagnostiche. Strumenti come AlphaFold hanno già rivoluzionato la biologia, permettendo di prevedere la struttura delle proteine in pochi giorni, mentre prima servivano anni di lavoro».

In quale aspetto l’AI sarà più utile o disruptive?

«L’intelligenza artificiale sarà essenziale nella gestione delle diagnostiche avanzate e nell’analisi dei dati. Le diagnostiche omiche, ad esempio, generano migliaia di informazioni per ogni individuo, rendendo impossibile una gestione manuale. Senza il supporto dell’AI, l’interpretazione di questi dati sarebbe estremamente complessa e richiederebbe tempi lunghissimi».

Lei è immunologo. Qual è il ruolo del sistema immunitario nella longevità?

«Gli studi sui centenari dimostrano che un sistema immunitario efficiente è uno dei fattori chiave per una lunga vita in salute. L’invecchiamento porta a un paradosso immunologico: da un lato il sistema è iperattivato a causa dell’infiammazione cronica che il corpo vive, dall’altro è esausto e meno capace di rispondere alle infezioni. La pandemia ha reso evidente questa vulnerabilità. Oggi possiamo lavorare per riequilibrare il sistema immunitario attraverso dieta, integrazione alimentare e nuove tecnologie di riprogrammazione epigenetica, anche se quest’ultima richiederà ancora molti anni di ricerca per garantire sicurezza ed efficacia».

 

 

Keypoints

  • In occasione del Milan Longevity Summit abbiamo intervistato il presidente del comitato scientifico Alberto Beretta, che racconta le ultime frontiere della ricerca sulla longevità.

  • L’invecchiamento della popolazione e le innovazioni biotecnologiche stanno spingendo investimenti miliardari nel settore.

  • Tecnologie genomiche, wearable e intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il monitoraggio della salute e l’identificazione precoce dei fattori di rischio.

  • Tra le innovazioni più promettenti per il futuro, la medicina rigenerativa potrebbe trasformare l’approccio all’invecchiamento e alle malattie croniche.

  • L’AI è cruciale per analizzare la mole di dati generati dalle nuove tecnologie, accelerando le scoperte scientifiche e personalizzando i trattamenti.

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