È una malattia autoimmune cronica. Affatica, crea debolezza muscolare ed è causa di una «disabilità ‘invisibile’». Così Chiara Castellini, dell’Associazione italiana miastenia e malattie immunodegenerative (AIM) Amici del Besta, definisce l’impatto della miastenia gravis sulla sua vita.
«Mi sono ammalata di miastenia a 18 anni e la diagnosi per me e la mia famiglia è stata traumatica» racconta, illustrando quanto sia gravoso l’impatto di questa malattia neuromuscolare su lavoro, scuola, vita sociale e sull’intero nucleo familiare. «È difficile conciliare la miastenia grave con le proprie aspirazioni, quando tutto ruota attorno a una condizione che cambia le prospettive e il modo di vivere».
Lo conferma anche uno studio recentemente pubblicato su Frontiers in Public Health che ha coinvolto oltre mille pazienti provenienti da dieci paesi, tra cui l’Italia.
«Oggi – aggiunge però Castellini – attraverso i giusti trattamenti, posso accettare la malattia e riprendere a vivere una vita piena e attiva, seppur con dei compromessi e delle limitazioni che possono essere affrontate e gestite».
Vediamo allora quali sono le novità terapeutiche per i pazienti con miastenia grave, che in Italia si stima siano almeno 17mila.
Che cos’è la miastenia grave
La miastenia grave è una malattia autoimmune, rara e cronica, che può manifestarsi a qualsiasi età, ma più frequentemente insorge nelle giovani donne tra i 20 e i 40 anni e negli uomini tra i 50 e i 60 anni.
«È una delle patologie rare maggiormente diffuse e studiate» spiega Raffaele Iorio, associato di neurologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma. «È una malattia autoimmune cronica, clinicamente eterogenea e imprevedibile, dove, per ragioni ancora non completamente note, il sistema immunitario si attiva producendo anticorpi circolanti diretti contro i recettori muscolari, interrompendo così la comunicazione tra nervi e muscoli e causando faticabilità e debolezza muscolare».
Chi ne è affetto convive con affaticamento e debolezza dei muscoli (oculari, respiratori, bulbari e degli arti). Sintomi che, ciclicamente, possono migliorare e peggiorare, fino a culminare nella crisi miastenica: un improvviso e grave peggioramento dei sintomi, che può portare a causa della debolezza dei muscoli a insufficienza respiratoria, rendendo necessaria l’ospedalizzazione e il trattamento medico immediato.
La miastenia grave incide sul benessere fisico, psicologico e sociale: limita le attività quotidiane impattando sulla qualità della vita dei pazienti. Alla debolezza muscolare, che è debilitante, nella maggioranza dei pazienti si affiancano anche disturbi degli occhi (in particolare ptosi palpebrale, ossia l’abbassamento di una o di entrambe le palpebre, e diplopia, cioè visione doppia), difficoltà nella masticazione, nella deglutizione e nell’articolazione del linguaggio.
Cosa dice lo studio MyRealWorld MG
Lo studio pubblicato su Frontiers in Public Health si basa sui dati di MyRealWorld-MG, studio osservazionale internazionale che raccoglie real world data dei pazienti, tramite un’applicazione digitale, per misurare l’impatto della malattia sulla vita quotidiana.
L’analisi ha stimato la riduzione della produttività lavorativa (considerando congedo per malattia, riduzione dell’orario di lavoro, pensionamento anticipato, ecc.) su un campione di 1.049 pazienti, in prevalenza donne, con un’età compresa tra 18 e 54 anni e con un grado moderato-severo di malattia. «Il nuovo studio rivela che la miastenia grave compromette la capacità lavorativa dei pazienti, richiedendo periodi di assenza dal lavoro o una riduzione dell’orario lavorativo» spiega Renato Mantegazza, presidente AIM-Amici del Besta e tra gli autori dello studio.
Dai dati è emerso che la malattia comporta in media un’assenza dal lavoro di 14,5 giornate al mese. Più di 1 paziente su 10 (11,4%) ha dovuto rinunciare al lavoro a causa della malattia. Più di uno su tre (36%) ha bisogno del supporto di un caregiver, che nella maggioranza dei casi (96%) è un familiare o il partner. E la perdita di produttività lavorativa riguarda anche i caregiver: il 14,6% ha dovuto ridurre l’orario di lavoro e il 13,4% ha dovuto rinunciare del tutto a un’occupazione retribuita.
Con inevitabili ripercussioni anche economiche. Dallo studio è emerso infatti che in Italia la perdita di produttività media complessiva è quantificabile in 11mila euro l’anno (8.000 per i pazienti e 3.000 per i caregiver), e nei casi più gravi si arriva anche a 28mila euro l’anno.
Miastenia grave: efgartigimod alfa sottocute
Nuovi approcci terapeutici possono però concorrere a migliorare la qualità di vita e ridurre l’onere della malattia.
«Oggi – puntualizza Mantegazza – grazie al progresso della ricerca scientifica, stiamo assistendo a una trasformazione nel paradigma di cura di questa patologia, da terapie immunosoppressive generiche a terapie di precisione, come efgartigimod alfa, sempre più individualizzate, con evidenti vantaggi per il clinico, il paziente e il caregiver».
Anche Iorio ribadisce che l’innovazione terapeutica sta cambiando il volto della malattia, soprattutto nelle forme più severe e complesse. «Per i pazienti con un grado di malattia da moderato a severo, quando la terapia di prima linea non porta a un adeguato controllo della patologia, abbiamo a disposizione nuovi farmaci, come efgartigimod alfa, in relazione ai quali possiamo parlare di un cambio di paradigma nel percorso di cura».
Questi farmaci, spiega il neurologo della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, agiscono inibendo l’azione degli anticorpi che sono alla base della miastenia grave. «Inoltre, oggi abbiamo la possibilità di utilizzare la formulazione sottocute di efgartigimod alfa che, oltre a migliorare in modo rilevante la gestione terapeutica da parte del medico, aumenta la libertà del paziente nella gestione della patologia».
La rimborsabilità della formulazione sottocutanea di efgartigimod alfa è stata recentemente approvata in Italia dall’Aifa: è iniettabile in autosomministrazione per il trattamento, in aggiunta alla terapia standard, dei pazienti adulti con miastenia grave generalizzata che sono positivi all’anticorpo anti-recettore dell’acetilcolina (AChR).
Da questo punto di vista, spiega Iorio, la disponibilità di una formulazione sottocute amplifica i vantaggi clinici delle terapie innovative, concedendo più libertà al paziente che, dopo essere stato adeguatamente formato e sotto la supervisione del medico, non necessita più di recarsi in ospedale per la somministrazione del farmaco. «Ciò significa più libertà e più tempo per la vita privata, le relazioni, il lavoro, per una vita di qualità».
L’efficacia del farmaco anche nella modalità di somministrazione sottocutanea è stata dimostrata dallo studio di fase III ADAPT-SC sponsorizzato da argenx, biotech che opera nel settore dell’immunologia: ha sviluppato efgartigimod e ne sta studiando l’applicazione in diverse malattie autoimmuni gravi.
Miastenia grave: altre novità terapeutiche
Lo scorso anno, a luglio, Aifa ha approvato la rimborsabilità anche di un altro farmaco per il trattamento, in aggiunta alla terapia standard, di pazienti adulti con miastenia grave generalizzata: ravulizumab. Questo farmaco, che ha una durata d’azione prolungata e può essere somministrato ogni 8 settimane, agisce in maniera specifica sulla proteina C5 del sistema del complemento, un sistema formato da più di 60 proteine che concorre a promuovere la risposta immunitaria e infiammatoria dell’organismo, ma si attiva anche in presenza di malattie autoimmuni. Ed è noto che è coinvolto nella patogenesi della miastenia: la sua attivazione è un importante processo patogeno che si verifica nella miastenia AChR.
E a ottobre l’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato e ammesso alla rimborsabilità da parte del Ssn zilucopan, terapia aggiuntiva alla terapia standard per il trattamento dei pazienti adulti positivi agli anticorpi anti-recettore dell’acetilcolina (AChR), che può essere somministrato per via sottocutanea dal paziente stesso, senza la necessità di recarsi in ospedale
La disponibilità di questi nuovi farmaci, che consentono anche diversi schemi di somministrazione, permette dunque di personalizzare le terapie e di trattare meglio i pazienti.