Finanza: l'incertezza sui mercati penalizza anche le aziende pharma e biotech

Finanza: l’incertezza sui mercati penalizza anche le aziende pharma e biotech

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Laura Morelli

Perché ne stiamo parlando
Per Riccardo Quagliotti, gestore del fondo Innovation di Kairos, le aziende biotech in borsa risentono dei tassi e delle tensioni. Ma il settore promette bene nel lungo periodo.

In un contesto di mercato incerto, attraversato da tensioni geopolitiche e fluttuazioni dei tassi, come si muovono le società biotech in Borsa? Lo abbiamo chiesto a margine del Salone del Risparmio 2025 a Riccardo Quagliotti, gestore di KIS Innovation Trends, fondo azionario lanciato dalla società di gestione del risparmio Kairos Partners SGR che investe a livello globale nelle società più performanti e innovative situate soprattutto negli Stati Uniti e in Europa e con una costante esposizione nel settore farmaceutico e biotech.

Dott. Quagliotti, come stanno performando oggi le società biotech e farmaceutiche nei mercati finanziari?

«La situazione è complessa. Il contesto macroeconomico, tra tensioni geopolitiche e i tassi di interesse, ha portato una generale prudenza tra gli investitori. Il mercato mostra una certa inquietudine, che si riflette anche su settori innovativi come il biotech e il farmaceutico. In particolare, nel pharma c’è una ulteriore attenzione verso i possibili interventi dell’amministrazione americana sui prezzi dei farmaci applicati al mercato statunitense. Questo ha ovviamente un impatto anche sulle biotech, considerate aziende ad alto potenziale ma anche a rischio elevato».

Quanto ha pesato e sta pesando la variabile dei tassi d’interesse sul settore?

«Moltissimo. Le biotech sono società che per definizione devono continuamente finanziarsi. L’aumento dei tassi negli ultimi anni ha aumentato la pressione su queste realtà, rendendo il capitale più costoso e quindi aumentando il rischio complessivo. Va anche considerato che il tasso di successo nella pipeline di sviluppo è molto basso: solo il 5-7% dei farmaci sperimentali riesce ad arrivare sul mercato.  Serve, quindi,  una selezione molto accurata».

Come selezionate le società da inserire nel vostro portafoglio?

«Nel nostro comparto privilegiamo aziende con bilanci solidi, perché finanziare ricerca e sviluppo richiede muscoli finanziari importanti. All’interno del fondo investiamo in biotech in fase avanzata, preferibilmente tra la fine della fase 3 dei trial clinici e in attesa dell’approvazione da parte delle autorità regolatorie come la FDA americana o l’EMA europea. Cerchiamo quindi realtà vicine alla commercializzazione, un momento cruciale per la redditività».

Quali altri fattori guardate prima di investire in una società biotech?

«Le partnership sono fondamentali. La capacità di attrarre accordi con big pharma o distributori può fare la differenza tra un’idea brillante e un prodotto realmente scalabile. Guardiamo anche alla dimensione del mercato target: un farmaco per l’obesità, ad esempio, oggi può intercettare un segmento enorme e in trasformazione, grazie a nuove modalità di somministrazione o a molecole innovative. Infine, analizziamo nel dettaglio il team, il management e il comitato scientifico. È un settore che richiede competenze altissime».

Qual è la sua visione prospettica sul settore nel breve-medio periodo?

«Oggi è difficile e poco utile fare previsioni, la chiave resta la pazienza e la selezione rigorosa. Bisogna analizzare bene la storia dell’azienda e soprattutto diversificare. Sempre».

Ci sono aree del biotech particolarmente promettenti secondo voi?

«Ci sono diverse aree promettenti, tra cui le terapie cellulari. Stiamo entrando in una fase in cui possiamo osservare aspetti della biologia che prima non eravamo in grado di studiare. Questo apre scenari nuovi non solo per la cura ma anche per la prevenzione. La longevità, ad esempio, sarà un tema sempre più centrale. Ma per vivere meglio e più a lungo serve prevenzione e quindi testing e screening, aree dove la tecnologia può dare un impulso ancora maggiore di quello dato fino adesso.

Un altro elemento da monitorare nel medio lungo termine sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale, che avrà un ruolo sempre più strategico, soprattutto nelle fasi di costruzione della molecola e nel supporto del disegno dell’ipotesi terapeutica. Il biotech è uno dei settori che ne trarrà i maggiori benefici, ma occorrerà ancora del tempo per arrivarci».

Keypoints

  • Per Quagliotti, manager della sgr Kairos, il contesto macroeconomico incerto genera prudenza sui mercati e colpisce anche settori innovativi come biotech e farmaceutico
  • Le società biotech, spesso ad alta intensità di capitale, risentono fortemente dell’aumento dei tassi d’interesse, che rende più costoso il finanziamento e accresce il rischio
  • Il fondo KIS Innovation Trends seleziona aziende con bilanci solidi e in fasi avanzate di sviluppo (fine fase 3 o in attesa di approvazione FDA/EMA), puntando su realtà vicine alla commercializzazione.
  • Elementi chiave per la selezione includono le partnership strategiche, il potenziale del mercato e la qualità del team di management e scientifico.
  • Le aree più promettenti includono terapie cellulari, longevità, prevenzione e diagnostica avanzata

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