Un campus di 76mila metri quadrati, di cui oltre 27mila adibiti a laboratori, centri di ricerca e impianti di produzione, prototipazione e sviluppo di dispositivi medici. Almeno 140 le startup accelerate negli ultimi cinque anni (di cui tre quotate in borsa), a cui vengono offerti percorsi di insediamento personalizzati e consulenze tecnico scientifiche per supportarne la crescita e favorire la loro capacità di attrarre investimenti pubblici e privati. Questi sono alcuni numeri di Bioindustry Park, il parco scientifico tecnologico specializzato nel settore delle scienze della vita e della salute umana.
«Bioindustry è nato alla fine degli anni ’90: l’accesso a fondi infrastrutturali governativi, la partnership tra enti pubblici, imprenditori del territorio e grandi aziende del settore sono stati determinanti per la creazione del parco che rappresenta a tutti gli effetti un modello vincente di collaborazione tra pubblico e privato» racconta Sara Falvo, responsabile dell’area innovazione di Bioindustry Park.
Intitolato al chimico Silvano Fumero, primo presidente del parco, oggi è un hub dell’innovazione e un ecosistema per le startup e gli attori regionali delle scienze della vita, e dal Canavese tesse collaborazioni nazionali e internazionali. «Partecipiamo a progetti europei insieme a cluster e soggetti esteri.
Come partner dell’European Innovation Council, ente che supporta startup e progetti di innovazione, eroghiamo servizi a chi beneficia dei loro incentivi. E siamo network partner della rete EIT Health che supporta la crescita di imprese innovative nel settore salute» puntualizza Falvo, biotecnologa di formazione, che ha mosso i primi passi nel campus durante gli anni del dottorato.
«Dalla sua fondazione a oggi, il parco è cresciuto ed è diventato completamente sostenibile: oggi siamo una società privata, non dipendiamo più da fondi pubblici, ma continuiamo a coltivare quella filiera dell’innovazione creata nel corso degli anni.
Con l’ambizione, certificata dal passaggio nel 2022 a Società Benefit, di perseguire in modo responsabile, sostenibile e trasparente il bilanciamento tra l’interesse dei soci e quello della collettività. Anche in quest’ottica oggi nel parco le attività di ricerca e di produzione si completano con quelle dedicate alla formazione erogate della Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della Vita, di cui siamo tra i soci fondatori».
In che modo Bioindustry supporta le startup, la loro attività di ricerca e sviluppo industriale e che programmi propone per promuovere l’ingresso sul mercato delle loro soluzioni?
«Bioindustry Park agisce a livelli diversi per promuovere la crescita di nuove imprese e lo sviluppo di startup nel settore delle scienze della vita e della salute umana.
A livello di campus mettiamo a disposizione spazi e laboratori customizzati, insieme a una serie di servizi che permettono ai team di focalizzarsi sul proprio business.
A livello regionale gestiamo il Polo di innovazione scienze della vita, supportato e finanziato dalla Regione Piemonte, che aggrega più di 450 attori del territorio, tra centri di ricerca, università, fondazioni, aziende di ogni dimensione e tipo, e la sanità pubblica e privata, dai grandi ospedali alle aziende sanitarie locali.
Attori che vengono coinvolti per sviluppare insieme progetti di ricerca e innovazione per accelerare lo sviluppo e l’adozione di nuovi farmaci e dispositivi medici da implementare nella pratica clinica. Infine, grazie alle esperienze maturate nel settore, abbiamo sviluppato un programma ad hoc per startup e pmi innovative. Si tratta di un programma di accelerazione tailor-made, one to one, progettato in base alle singole esigenze».
Si riferisce a ReadytoStartUP!?
«Sì. In altre parole, siamo un incubatore sia fisico che virtuale, perché al programma ReadytoStartUP! aderiscono sia aziende localizzate all’interno del parco, sia aziende localizzate ovunque in Italia e all’estero. Di fatto, le realtà interessate a essere supportate dal nostro team di esperti contattano Bioindustry Park e, dopo una prima fase di valutazione, sviluppano insieme a noi un percorso dedicato.
Innanzitutto ci confrontiamo su punti di forza e debolezza, sugli obiettivi della startup e su cosa fare per raggiungerli, dopo di che il nostro team di innovazione stila il percorso di crescita che può interessare diversi aspetti: lo sviluppo regolatorio, il coinvolgimento di stakeholder e opinion leader per sviluppare attività di marketing strategico al fine del successo dell’iniziativa. Forniamo infine supporto per l’accesso agli investimenti pubblici e privati grazie al nostro network di investitori che conta più di 800 soggetti che coprono tutte le fasi di sviluppo, a cominciare dai venture builder e i business angel».
Il programma ReadytoStartUP! è gestito dall’area innovazione che lei guida. Di cosa vi occupate?
«Ci occupiamo di supportare progetti di ricerca e innovazione e favorire l’attività di trasferimento tecnologico, fornendo ai gruppi di ricerca e alle startup strumenti utili per superare la cosiddetta “valle della morte”, espressione con cui ci si riferisce a quella fase durante la quale la maggior parte dei progetti cadono, non tanto perché la tecnologia non sia matura, quanto perché il processo di innovazione è arduo e bisogna sottostare a regole specifiche e molto complesse, soprattutto nel settore life science. È importante quindi essere in grado di aggregare le giuste competenze e i giusti partner per minimizzare il rischio e attrarre i finanziamenti necessari per raggiungere il mercato».
Sara Falvo, lei è anche Cluster Manager del Polo di Innovazione bioPmed. Che cos’è?
«Il Polo di Innovazione bioPmed è nato nel 2009 all’interno di una strategia che arriva dall’Unione Europea che ha finanziato in quegli anni l’istituzione di poli di innovazione, i cosiddetti cluster, su tematiche di rilievo per la nostra società e per il territorio. In Piemonte vi sono 7 poli che toccano tematiche differenti che sono i pilastri della strategia di sviluppo regionale.
A noi è stata affidata la gestione del Polo delle scienze della vita che, come dicevo, è un aggregatore di attori dell’ecosistema coinvolti nella value chain del settore in Piemonte. In Italia ci sono altri cluster regionali, con cui Bioindustry collabora e che fanno parte dell’associazione Alisei, il cluster nazionale delle scienze della vita che ha l’obiettivo di promuovere i singoli territori e il contesto italiano all’estero».