Intelligenza artificiale, il mercato vale 674 milioni. Sanità tra settori più avanzati

Intelligenza artificiale, il mercato vale 674 milioni. Sanità tra settori più avanzati

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Simona Regina

Perché ne stiamo parlando
Il mercato dell’Ai in Italia continua la sua espansione: nel 2023 ha raggiunto i 674 milioni di euro (+55%), con una previsione di 1,8 miliardi nel 2027. La sanità tra i settori più avanzati nell’adozione di Ai. Traina il settore bancario. Le pmi faticano a tenere il passo.

Cresce il mercato dell’Intelligenza artificiale in Italia, con un valore che nel 2023 ha raggiunto i 674 milioni di euro, registrando un significativo +55% rispetto all’anno precedente, e nel 2024, con un ulteriore incremento del 34,8%, i 909 milioni. E le previsioni indicano un aumento a 1,474 miliardi nel 2026 e 1,802 miliardi nel 2027. È quanto emerge dal report “Il mercato dell’IA in Italia” di Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende ICT in Italia.

La sanità tra i settori più avanzati nell’Ai

La sanità è tra i settori più avanzati nell’adozione di tecnologie Ai, con un valore di mercato di 62,3 milioni di euro. Del resto, il digitale oggi è il principale fattore di modernizzazione nel mondo della salute. E le nuove tecnologie digitali, tra cui infatti l’Ai, generano valore nell’ambito sanitario, con benefici sia per la collettività sia per i cittadini.

Ma è il settore bancario a trainare, con un mercato stimato a 173,6 milioni di euro. Seguono le telecomunicazioni e media, con un valore di 161,6 milioni di euro, e l’industria manifatturiera, con 111,6 milioni di euro. Altri settori rileavanti sono utilities (83,7 milioni di euro), servizi (74,8 milioni), trasporti e logistica (69,2 milioni) e assicurazioni (67,3 milioni).

Deve accelerare invece, per recuperare il divario, la pubblica amministrazione (sia centrale che locale), dove risulta ancora molto contenuto il tasso di impiego dell’Ai. Il valore della spesa (escludendo la sanità) è, rispettivamente, di 35,9 e 11,9 milioni di euro.

Startup e Intelligenza artificiale

Dall’analisi dei dati del registro delle imprese, emerge che su un campione di 644 startup e pmi innovative attive nel settore ICT, 301 – pari al 47% – sono specializzate in intelligenza artificiale e machine learning. Un dato, riferisce Anitec-Assinform, che conferma come l’Ai sia la tecnologia di riferimento per i nuovi imprenditori digitali, e quanto l’ecosistema delle startup sia essenziale per accelerare l’innovazione del Paese.

D’altro canto, dal report emerge una forte disomogeneità: al dinamismo dell’ecosistema innovativo si affianca infatti un ritardo delle pmi, con investimenti in Ai di gran lunga inferiori anche alle grandi aziende (+ 250 dipendenti). Se quest’ultime registrano un tasso di penetrazione del’Ai del 32,5%, le pmi si fermano a 7,7%. Dati che evidenziano quanto le pmi, che costituiscono circa il 99% delle imprese in Italia, necessitino di supporto per evitare di rimanere indietro nella transizione tecnologica.

Sul fronte degli investimenti, se le grandi imprese rivelano una forte propensione verso l’Ai generativa (75,9% di adozione) e il machine learning (60,2%), le startup si concentrano principalmente nel settore software e consulenza IT (86%), con una significativa propensione agli investimenti in R&S (72%). E questo, secondo Anitec-Assinfomr rappresenta un ulteriore segnale positivo per il mercato.

La corsa alla digitalizzazione

Sostanziali alcune sfide da affrontare. Se consideriamo l’Ai come leva strategica per la competitività del Paese, l’accelerazione dell’adozione nelle pmi diventa cruciale. Ma a livello sistemico, pesano le carenze in aree fondamentali come infrastrutture, istruzione e competenze digitali, elementi che rischiano di frenare lo sviluppo del settore.

«Per accelerare la crescita del mercato Ai in Italia – si legge allora nel documento – sono necessarie politiche che integrino tre elementi chiave: la diffusione di competenze digitali a tutti i livelli dell’ecosistema formativo, il potenziamento delle infrastrutture di calcolo avanzato e il rafforzamento delle partnership pubblico-privato.

Un impegno strategico indispensabile per valorizzare l’enorme potenziale applicativo dell’Ai nel nostro tessuto industriale, che richiede non solo investimenti mirati ma anche l’integrazione dell’Ai nelle strategie aziendali di R&D». E politiche industriali volte a diffondere soluzioni di Ai che impattino su produttività, sostenibilità e competitività delle imprese.

Come aveva raccontato a INNLIFES Giancarlo Conti, della Struttura Complessa Ingegneria Clinica e ICT dell’Azienda Sanitaria Territoriale Pesaro-Urbino, il PNRR sta giocando un ruolo chiave nel mettere a segno punti decisivi in questa partita, ma bisogna già pensare al dopo PNRR, quando l’Italia dovrà autonomamente coprire a regime i costi di conduzione e sviluppo di progetti di trasformazione digitale.

E anche Anitec-Assinform evidenzia come il PNRR stia dando una forte spinta alla digitalizzazione, ma mette in luce problemi strutturali destinati a persistere se non affrontati: «Dalla difficoltà di spesa delle amministrazioni, alle carenze nell’infrastruttura tecnologica di base, fino alle sfide sul capitale umano sia in termini di competenze digitali che di effettiva disponibilità di personale qualificato e change management».

E, a proposito di post-PNRR, sottolinea la sfida di riuscire a  garantire continuità alle innovazioni con le sole risorse ordinarie, specialmente negli enti locali dove il divario di risorse e competenze è più marcato.

Servono competenze

Il mercato dell’intelligenza artificiale è uno strumento innovativo trasversale per migliorare l’efficienza operativa, ottimizzare i processi e innovare prodotti e servizi, contribuendo così a rendere le aziende più competitive. Ma servono competenze. I dati mostrano un incremento significativo della richiesta di competenze Ai, senza che questo abbia finora comportato una contrazione nella domanda di competenze IT tradizionali.

Per accelerare la crescita del mercato e mettere l’Ai al servizio del Paese, Anitec-Assinform propone una visione articolata che tocca diversi ambiti strategici. Innanzitutto, quello della formazione. L’Ai dovrebbe cioè permeare l’intero ecosistema formativo: perché, come evidenziato, non si tratta solo di formare specialisti, ma di costruire competenze di base diffuse e promuovere un utilizzo responsabile della tecnologia.

È cruciale inoltre valorizzare le eccellenze italiane nella ricerca, potenziando il trasferimento tecnologico verso l’industria e garantendo l’accesso delle aziende alle infrastrutture di calcolo avanzato, capitalizzando sulle esperienze di eccellenza già presenti nel supercalcolo nazionale.

Keypoints

  • Il mercato italiano dell’Ai ha registrato una crescita del 55% nel 2023 e del 34,8% nel 2024.
  • I settori più avanzati sono banche (173,6 milioni di euro), telecomunicazioni (161,6 milioni) e sanità (62,3 milioni).
  • Le startup guidano l’innovazione, con il 47% delle imprese ICT attive in IA e machine learning.
  • Le pmi rimangono indietro: solo il 7,7% adotta Ai, rispetto al 32,5% delle grandi aziende.
  • Il PNRR sta spingendo la digitalizzazione, ma servono strategie per il post-PNRR.
  • Formazione e infrastrutture digitali sono essenziali per garantire la competitività del settore.

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