RWE: a che cosa affidarsi per creare uno standard comune europeo

RWE: a che cosa affidarsi per creare uno standard comune europeo

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Michela Moretti

Perché ne stiamo parlando
Stakeholder regolatori, istituzionali e industriali analizzano il ruolo delle real-world evidence nell’accesso alle ATMP e nell’armonizzazione dei processi decisionali a livello europeo.

Il ruolo crescente delle real-world evidence (RWE) nel migliorare l’accesso alle terapie avanzate (ATMP) è stato al centro di un panel molto discusso durante il convegno Advanced Therapies che si è tenuto la scorsa settimana a Londra. Esperti del settore hanno condiviso le questioni urgenti legate all’integrazione dei dati real-world nei processi decisionali regolatori e di rimborso. In attesa di qualche soluzione per sbloccare una situazione che sembra ancora “caotica”.

La necessità di linee guida chiare

È Matias Olsen, Senior manager per le Relazioni Pubbliche e le Politiche presso la European Confederation of Pharmaceutical Entrepreneurs (EUCOPE), ad accendere la spia di allarme: «Molti nel nostro settore chiedono una guida più chiara sull’uso delle real-world evidence». Le domande riguardano le modalità di raccolta e presentazione dei dati, e come questi verranno valutati dagli enti regolatori. Secondo Olsen, sono necessari accordi preliminari su come questi dati saranno considerati, e procedure adeguate per valorizzare realmente le evidenze real-world.

Anche perché, sottolinea Paolo Morgese, Vice president, Public Affairs, Europe, Alliance for Regenerative Medicine, in un panorama reso ancora più complesso dalla difesa di interessi frammentati tra payer, sviluppatori e clinici, «non possiamo comunque più affidarci solo ai trial randomizzati: le RWE devono diventare strumenti catalizzatori nel processo decisionale». Nonostante il valore di queste evidenze sia riconosciuto da tutti gli stakeholder, comprese le autorità regolatorie, ricorda Olsen, «resta anche da chiarire chi sosterrà l’onere finanziario e amministrativo della creazione e gestione dei database necessari per raccogliere tutti questi dati, in assenza, al momento, di un mandato europeo che possa standardizzare l’approccio».

La lezione delle CAR T spiegata dall’FDA

Per prendere qualche spunto utile si guarda agli Stati Uniti, che vengono considerati avanti nell’uso delle RWE, ma il punto di vista del regolatore americano, attraverso le parole di Nneka Onwudiwe, ex Senior Advisor presso la Food and Drug Administration (FDA), non è così netto: «Lo siamo in alcuni ambiti – sostiene – ma non necessariamente nelle terapie geniche». Nneka cita l’esempio delle CAR-T, ormai giunte alla quinta generazione, dove l’esperienza maturata dai dati real-world ha contribuito ai miglioramenti tecnologici: «La FDA utilizza dati di terapie simili per validare saggi e processi produttivi, anche senza classificarli formalmente come real-world data».

Il panorama europeo? Un puzzle ancora da costruire

Nel panorama europeo emerge un mosaico di approcci. «Il Regno Unito, con il Cancer Drugs Fund, rappresenta un esempio concreto di utilizzo delle RWE, dove la raccolta di questi dati diventa requisito per le future valutazioni di rimborso, specie per farmaci approvati con incertezze cliniche – riporta Dilip Patel, SVP, Pricing, Value & Access Strategy della biotech Autolus -. Al contrario, in Germania l’interesse per raccogliere ulteriori evidenze dopo la valutazione della terapia è limitato». In Italia, «i pagatori sono sempre più scettici verso i modelli di rimborso che si basano sui risultati clinici effettivi ottenuti dai pazienti, ritenendo che non portino vantaggi concreti».

Paolo Morgese conferma questa frammentazione, «ogni paese, e talvolta anche le singole regioni, ha regole e dataset specifici, rendendo difficile produrre evidenze robuste e uniformi per prendere decisioni condivise». Per non citare l’Olanda che, dice Angela Borghouts, Senior Pricing and Market Access Manager, Cell Therapy presso Gilead Sciences, «preferisce considerare solo i risultati sulla popolazione nazionale, riducendo ulteriormente la dimensione dei campioni, già molto piccoli in caso di malattie rare. Spesso non abbiamo gruppi abbastanza ampi per ottenere dati statisticamente e clinicamente solidi», un ostacolo particolarmente rilevante nelle terapie cellulari e geniche.

Il punto di svolta? Il Joint Clinical Assessment

La situazione europea, e in parte quella americana, sembra quindi una “mixed bag”: se alcuni Paesi stanno sperimentando attivamente l’uso delle RWE, altri si muovono con maggiore cautela; frammentazioni normative, sfide metodologiche e ostacoli finanziari ostacolano la realizzazione del loro potenziale: quale può essere dunque il punto di svolta? Patel suggerisce che il Joint Clinical Assessment (JCA), ovvero la valutazione congiunta dei benefici clinici dei nuovi farmaci prevista dalla nuova normativa UE sull’HTA (Health Technology Assessment), potrebbe rappresentare un’occasione per creare uno standard comune europeo sull’uso delle RWE.

Angela Borghouts cita esempi concreti olandesi, come il “conditional approval advice”, dove l’approvazione condizionata di farmaci avviene sulla base della raccolta di RWE post-marketing, e dove sta emergendo un’iniziativa per valutare i farmaci orfani integrando dati real-world.

Verso un approccio europeo comune?

«L’Europa ha un’opportunità concreta grazie allo spazio normativo e scientifico che può creare – sostiene Morgese – Il successo futuro dell’integrazione delle RWE nei processi decisionali dipenderà dalla volontà di collaborazione tra Stati membri, centri accademici e sviluppatori, con l’IA potenzialmente in grado di costruire fiducia tra le diverse parti coinvolte». Dilip Patel commenta a riguardo: «L’AI può giocare un ruolo importante, ma siamo ancora in una fase in cui il suo impiego genera dubbi». Servono ancora interpretazione e validazione umana.

Keypoints

  • Gli esperti chiedono regole chiare sull’uso delle real-world evidence (RWE) nei processi regolatori e di rimborso
  • Le evidenze real-world sono considerate fondamentali per integrare i dati clinici, specie nelle terapie avanzate
  • Negli Stati Uniti, le RWE hanno migliorato la tecnologia delle terapie CAR-T, anche se il loro utilizzo non è ancora uniforme
  • Paesi come il Regno Unito adottano modelli avanzati, mentre altri (Germania, Italia, Olanda) restano cauti o frammentati
  • La nuova valutazione UE sull’HTA potrebbe creare uno standard comune per l’uso delle RWE in Europa
  • L’intelligenza artificiale può favorire l’integrazione delle RWE, ma servono ancora validazione umana e cooperazione tra Stati

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