Tiziana Borsello: dallo studio della biologia del neurone allo sviluppo di un trattamento per le malattie neurodegenerative

Tiziana Borsello: dallo studio della biologia del neurone allo sviluppo di un trattamento per le malattie neurodegenerative

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Simona Regina

Perché l’abbiamo scelta
La neurobiologa è la nostra innovatrice del mese. Docente all’Università di Milano e ricercatrice al Mario Negri, dopo 40 anni di ricerca in laboratorio sogna di poter cambiare la storia della malattia di Alzheimer, bloccando la proteina che innesca la neurodegenerazione.

“Innovare significa pensare in modo nuovo. Pensare in modo diverso”. E la neurobiologa Tiziana Borsello lo ha fatto prima in laboratorio, quando si è impegnata nella ricerca di un minimo comun denominatore fra tutte le malattie degenerative del cervello, e lo sta facendo ora, affrontando la sfida di portare sul mercato il frutto della sua attività di ricerca: un trattamento per bloccare la disfunzione delle sinapsi e la morte neuronale. Sfida che in questo caso vuol dire raccogliere finanziamenti e identificare i partner giusti per arrivare agli studi clinici.

“Per chi fa ricerca di base come me, pensare che il proprio lavoro possa potenzialmente arrivare in clinica è il sogno della vita che si avvera”. Tiziana Borsello è ordinaria al Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari “Rodolfo Paoletti” dell’Università degli Studi di Milano e Capo Unità del Laboratorio di Morte Neuronale e Neuroprotezione all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS. A lei e al suo team si deve l’individuazione di un peptide (SIMBA2) che potrebbe cambiare il trattamento dell’ischemia cerebrale, ma non solo.

Partiamo dall’inizio: dalla sua attività di ricerca.

I neuroni sono cellule che non si riproducono: se subiscono danni e muoiono non possiamo rimpiazzarli. Trovare un modo per impedirne la degenerazione significherebbe trovare un modo per salvare le nostre facoltà cognitive, garantite dalla rete di neuroni che comunicano tra loro tramite le sinapsi e compromesse da diverse malattie neurologiche. Di questo mi occupo da 40 anni.

Ebbene, con il mio team abbiamo dimostrato che una molecola (JNK3) controlla l’inizio della neurodegenerazione, allora abbiamo cercato di capire come inibire l’attività di questa proteina. Abbiamo dunque disegnato un inibitore specifico (SIMBA2) e, testandolo prima in modelli in vitro poi in vivo, abbiamo riscontrato una fortissima neuroprotezione: il recupero cioè della perdita di memoria. In altre parole SIMBA2 è in grado di regolare il funzionamento di JNK3.

Vogliamo quindi portare avanti la ricerca e puntare al mercato, perché se all’inizio della mia carriera mi animava la curiosità e il desiderio di conoscere e studiare la biologia del neurone, ora il mio scopo è capire se quello che ho scoperto può essere d’aiuto per chi soffre di malattie neurologiche. Ebbene, grazie al sistema di valorizzazione e trasferimento tecnologico dell’Università di Milano abbiamo iniziato questo percorso e ora siamo in cammino.

Il suo progetto è stato finanziato da Seed4Innovation?

Sì, grazie a Seed4Innovation, il programma di innovazione organizzato da Fondazione UNIMI e dall’Ateneo, è iniziato un percorso molto stimolante che mi ha portato a conoscere investitori, business angels…

E si è aggiudicato il primo premio nella categoria Life Science & Medtech alla StartCup Lombardia 2023 che promuove la nascita di imprese innovative. A che punto siete?

Siamo in fase early stage. Stiamo lavorando per cercare i fondi necessari per finalizzare la ricerca preclinica e arrivare quindi alla clinica e creare la squadra giusta per lavorare tutti insieme nella stessa direzione. La ricerca è un lavoro di squadra, ma anche per questa nuova avventura il team è fondamentale. Bisogna mettere insieme competenze molto diverse: manageriali, cliniche…

La ricerca scientifica è un volano per l’innovazione e lei con il suo progetto si prefigge di apportare una grossa innovazione nel trattamento di diverse forme di neurodegenerazione.

Si consideri che le malattie del cervello saranno l’epidemia del 2050 e al momento non ci sono cure, anche perché il cervello è un organismo ancora abbastanza misterioso. In laboratorio abbiamo studiato il codice biologico dei neuroni e abbiamo scoperto che la disfunzione delle sinapsi, che sono i contatti fra i neuroni, causa gravi danni: perdita della memoria, delle capacità motorie… e questo succede sia in caso di trauma acuto, come l’ischemia cerebrale o trauma cranico, sia in caso di trauma cronico, come l’Alzheimer.

JNK3 è un fattore chiave in tutte le neurodegenerazioni, è quel minimo comun denominatore che innesca il meccanismo neurodegenerativo: ovvero la distruzione dei contatti sinaptici. I neuroni comunicano tra loro tramite i contatti sinaptici e questo sottende tutte le facoltà dell’individuo: se viene meno si innesca la perdita di cognizione, di memoria (Alzheimer), di capacità motoria (ischemia cerebrale). Tutto è regolato dalla plasticità neuronale, cioè dalla capacita dei neuroni di formare contatti e reti fra loro. Se questa fittissima rete si spezza i neuroni smettono di funzionare bene e degenerano. Noi revertiamo questo innesco della degenerazione inibendo la proteina JNK3.

Ma non solo: JNK3 è anche un biomarcatore, forse precoce, di neurodegenerazione, potenzialmente utile per identificare precocemente i malati. Su questo fronte stiamo già lavorando in fase clinica:  analizziamo il plasma di pazienti con Alzheimer per riscontrarne la presenza. Per agire in fretta in questa direzione sarebbe importante creare una cordata innovativa di persone disposte a lavorare sinergicamente per riuscire a coinvolgere più pazienti possibili. Insieme si possono fare grandi cose.

Cosa significa per lei fare innovazione?

Non nego che comporta una grande fatica, ma è molto eccitante. Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo, anche a mettermi in gioco in modo diverso: bisogna confrontarsi con il mercato e con interlocutori diversi, usando quindi un linguaggio diverso da quello che ero abituata a usare dentro i laboratori di ricerca, bisogna saper spiegare in modo semplice questioni molto complesse. E dalla neurobiologia mi ritrovo a parlare di business, di marketing, di venture capital…

Prossimo step?

La nostra priorità è trovare i fondi per finalizzare le ricerche e in futuro speriamo di avviare lo spinoff.

Keypoints

  • Tiziana Borsello è ordinaria all’Università degli Studi di Milano e Capo Unità del Laboratorio di Morte Neuronale e Neuroprotezione all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS
  • Ha individuato un peptide (SIMBA2) che potrebbe cambiare il trattamento dell’ischemia cerebrale, ma non solo
  • SIMBA2 regola il funzionamento della proteina JNK3 che controlla l’innesco della neurodegenerazione
  • JNK3 è un fattore chiave in tutte le neurodegenerazioni, dall’ischemia cerebrale all’Alzheimer
  • Il suo progetto di ricerca è stato selezionato e finanziato da Seed4Innovation, il programma di innovazione organizzato da Fondazione UNIMI e dall’Università di Milano
  • Si è anche aggiudicato il primo premio nella categoria Life Science & Medtech alla StartCup Lombardia 2023

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